Gli antibiotici sono farmaci utilizzati per combattere le infezioni batteriche di varia natura, una potente arma a nostra disposizione per difendere il nostro organismo.
È importante però assumere questi farmaci in modo corretto e responsabile. Una delle possibili conseguenze dell’uso non appropriato degli antibiotici è lo sviluppo di resistenza nei batteri, di conseguenza può accadere che gli antibiotici non funzionino più proprio nel momento in cui sono necessari.
Viene infatti definita resistenza antibatterica la capacità di un microrganismo di resistere all’azione di un antibiotico. Si parla di resistenza intrinseca quando ciò è dovuto alla natura del microrganismo stesso. In tal caso il microrganismo in questione non è mai stato sensibile ad un particolare antimicrobico. In altri casi invece, ceppi batterici che in precedenza erano sensibili ad un particolare antibiotico sviluppano resistenza nei suoi confronti. Si parla in questi casi della cosiddetta resistenza acquisita.
Lo sviluppo della resistenza è un normale processo evolutivo. Già nel 1945, nel suo discorso alla cerimonia del Nobel, Alexander Fleming, scopritore della penicillina, aveva avvertito che i microrganismi avrebbero potuto sviluppare resistenza a questo “farmaco meraviglioso”.
Si tratta tuttavia di un fenomeno in costante aumento che negli ultimi anni ha assunto notevole rilevanza ed ha fatto sì che le istituzioni promuovessero numerose attività per arginarlo.
Da sempre in prima fila nella battaglia contro la resistenza agli antibiotici, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha promosso un’indagine effettuata in dodici Paesi dalla quale è emerso che c’è ancora una grande confusione intorno a questo argomento, che rappresenta una seria minaccia per la salute pubblica.
La ricerca evidenzia alcuni aspetti che contribuiscono alla crescita del fenomeno, la maggior parte dei quali si fondano su una scarsa conoscenza dell’argomento e su luoghi comuni errati. I dati riportano ad esempio che tre quarti (76%) degli intervistati pensa erroneamente che la resistenza agli antibiotici si verifica quando l’essere umano o animale diventa resistente a questi farmaci e non, come avviene nella realtà, che siano i batteri a diventare resistenti agli antibiotici e che la successiva diffusione di questi batteri resistenti provoca poi infezioni difficili da trattare.
Un terzo delle circa diecimila persone interrogate (32%) ritiene che sia giusto interrompere l’assunzione di antibiotici quando ci si sente meglio, piuttosto che completare il trattamento prescritto dal medico. E infine, quasi due terzi degli intervistati (64%) afferma di sapere che la resistenza agli antibiotici è un problema che potrebbe riguardare loro e le loro famiglie, ma non comprendono come affrontarlo. È proprio per questo che, parallelamente alla diffusione dei risultati della ricerca, l’OMS ha lanciato la nuova campagna “Antibiotici: maneggiare con cura” mirata a diffondere una corretta cultura intorno a questi farmaci e a cambiare il modo in cui vengono utilizzati.